Nel rapporto, presentato alla vigilia dell’anniversario dell’uccisione del sindaco pescatore Angelo Vassallo, per tenere viva la memoria del suo impegno contro speculazioni e illegalità, si legge inoltre che il 48,7% dei reati si registra nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, con la Campania che guida la classifica nazionale con 3.345 reati (il 17,1% del totale nazionale), seguita da Puglia, Sicilia, Lazio e Calabria. La Basilicata è, invece, in testa per numero di infrazioni per km di costa (32,7 per ogni km) seguita dall’Emilia Romagna, dal Molise, dall’Abruzzo e dal Veneto.
In particolare per quanto riguarda i reati ambientali lungo le coste, nel 2022 a farla da padrone è il ciclo illegale del cemento (dalle occupazioni di demanio marittimo alle cave illegali, dagli illeciti negli appalti per opere pubbliche fino all’abusivismo edilizio) che rappresenta da solo il 52,9% dei reati (10.337). Seguono i diversi fenomeni d’illegalità, dalla mala-depurazione allo smaltimento dei rifiuti, che Legambiente classifica con la voce “mare inquinato” con 4.730 illeciti penali e dalla pesca di frodo, con 3.839 reati.
Infine, ammontano a 624 le violazioni del Codice della navigazione relative alla nautica da diporto, anche in aree protette, un dato in netta crescita rispetto ai 210 del 2021 (+197,1%), con 286 persone denunciate/arrestate e 329 sequestri. Le diverse filiere delle illegalità ambientali hanno anche un forte impatto economico: il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative è stato nel 2022 di oltre 486 milioni di euro (in calo del -22,3% rispetto al 2021).