Il Presidente del Kenya, William Ruto, ha dichiarato che l’obbiettivo è trasformare il continente nella fonte della rivoluzione mondiale dell’energia green, sfruttando un ingente afflusso di fondi e aiuti per i debiti pubblici degli Stati Africani.
Secondo le Nazioni Unite i paesi Africani, responsabili soltanto del 3% delle emissioni globali di CO2, sono soggette più di altre a fenomeni meteorologici estremi e soffrono sempre più spesso di siccità, in particolare il Sahel e il Corno d’Africa. Le stagioni secche si stanno allungando e le precipitazioni stanno diventando più intense , portando a un aumento del fenomeno della desertificazione.
“L’energia rinnovabile potrebbe essere il miracolo africano” ha dichiarato Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite all’Africa Climate Summit, il vertice sul clima organizzato dal Kenya e dalla Commissione dell’Unione Africana. L’appello è rivolto ai leader delle maggiori economie mondiali, che si riuniranno al G20 in India a fine settimana, per assumersi le proprie responsabilità nei confronti del cambiamento climatico in atto.
Il Segretario Generale ha anche chiesto di avere “giustizia climatica” nei confronti dei Paesi in via di sviluppo e verso le Nazioni che più subiscono gli effetti delle emissioni. Inoltre ha chiesto di fare una “correzione di rotta” nel sistema finanziario globale che possa provocare un’azione accelerata per il clima nel contesto dello sviluppo sostenibile.
Fondamentale è che “I Paesi Sviluppati presentino una tabella di marcia chiara e credibile per raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento entro il 2025, come primo passo per destinare almeno la metà di tutti i finanziamenti per l’adattamento al clima. Devono inoltre mantenere la promessa di fornire 100 miliardi di dollari all’anno ai Paesi in via di Sviluppo per il sostegno al cambiamento e ricostituire completamente il fondo verde per il clima insieme al fondo per le perdite e i danni”.
Va considerato però che è ancora forte la dipendenza di questi Stati dal petrolio e dal gas e bisogna procedere cautamente nella transizione energetica. Uno studio del centro Tyndalll dell’università di Manchester ha evidenziato che i paesi più poveri sono maggiormente danneggiati da un allontanamento dai combustibili fossili e hanno maggiore probabilità di avere forti instabilità politiche. Per queste ragioni petrolio e gas non sono state esclusi dal meeting di Nairobi. Il passo verso le rinnovabili è tuttavia necessario e potrebbe essere un forte stimolo per la ripartenza di molti stati africani.